L’attesa è una stanza accogliente, di un bel bianco che colpisce ma non abbaglia: ci sono piccole luci sulle pareti e sul soffitto, messe lì come stelle, e poi divani colorati e spaziosi sui quali ci si può accomodare e rimanere per ore, giorni, per tutto il tempo che serve.
Qui ci si arriva più volte nel corso della vita, per un naturale ”punto della situazione”, per piccoli intoppi quotidiani o perché il percorso affrontato è pieno di ostacoli e faticoso.
Succede questo: le persone entrano incuriosite, si accomodano sul divano, si guardano intorno e sembrano anche contente di essere qui, ma dopo poco la maggior parte inizia ad agitarsi, a preoccuparsi e a guardare con insistenza la porta, cercando una via di fuga: insomma, alla fine quello che fanno è scappare, perché di fatto alle persone aspettare non piace proprio per niente.
Qui ci si arriva più volte nel corso della vita, per un naturale ”punto della situazione”, per piccoli intoppi quotidiani o perché il percorso affrontato è pieno di ostacoli e faticoso.
Succede questo: le persone entrano incuriosite, si accomodano sul divano, si guardano intorno e sembrano anche contente di essere qui, ma dopo poco la maggior parte inizia ad agitarsi, a preoccuparsi e a guardare con insistenza la porta, cercando una via di fuga: insomma, alla fine quello che fanno è scappare, perché di fatto alle persone aspettare non piace proprio per niente.
L’attesa, infatti, è per molti una spiacevole presenza da “ingannare”, inaccettabile perché obbliga a riflettere sul proprio tempo e sull'impossibilità di esserne i padroni assoluti.
Cosa succede se per un po’ non si controlla la situazione, se ci si ferma in questa stanza bianca? Gli impegni, la fatica, il duro lavoro, ciò che pensano gli altri di noi, dove andranno a finire tutte queste cose?
Ti dirò, restare in attesa non è affatto male come pensi: solo che non è facile per niente perché siamo portati a pensare, un po’ tutti, che sia una perdita di tempo.
Si tratta, al contrario, di un’attività importante quanto le altre, ed è una cosa ben diversa dal restare immobili e non fare nulla.
Aspettare a volte è un obbligo (durissimo da accettare), a volte è una libera scelta: decidere di fermarsi per osservare cosa è andato bene e cosa no, per capire chi ci è rimasto vicino, cosa ci rende più felici (o meno tristi) è un lavoro impegnativo, ma vitale.
Perché non iniziare quindi a coltivare l’attesa, anzichè "ingannarla"?
Il presente è tutto quel che abbiamo e chiede voce così, facendosi spazio nei giorni in cui non abbiamo bisogno di riempire, ma di “fare” il vuoto.
Cerca di valorizzare i momenti in cui ti fermi e poni attenzione a come ti senti, in cui metti a confronto varie strade e possibilità per vivere meglio: grazie a questi gesti le tue energie rifioriscono lentamente, il tempo scorre e ritorna fluido, ritorna a essere tuo.
Tra tante difficoltà, forti emozioni ed energie spese hai bisogno di accomodarti e apprezzare questi cinque doni importanti:
· il silenzio: tu e i passi che stai compiendo meritate una pausa dalle voci e dai rumori di sempre.
· la noia: naturale percepirla mentre si impara ad aspettare, ma questa è una sana noia che scavalca l’apatia e genera le idee migliori.
· l’incertezza: non sai assolutamente cosa ti aspetta dietro l’angolo, questo pensiero ora ti spaventa ma arriverà il momento in cui smetterai di preoccupartene e la vedrai come un’opportunità.
· l’ispirazione: le nuove intuizioni sulla tua vita, sulle infinite possibilità che racchiude sono preziose e vanno condivise anche con le persone intorno a te.
· la speranza: senti finalmente che queste possibilità sono reali, non solo immaginate, e che le tue forze stanno tornando per sostenerti e aiutarti a capire come accoglierle.
Ora è il momento di attendere. Prenditi tutto il tempo che vuoi.
Cosa succede se per un po’ non si controlla la situazione, se ci si ferma in questa stanza bianca? Gli impegni, la fatica, il duro lavoro, ciò che pensano gli altri di noi, dove andranno a finire tutte queste cose?
Ti dirò, restare in attesa non è affatto male come pensi: solo che non è facile per niente perché siamo portati a pensare, un po’ tutti, che sia una perdita di tempo.
Si tratta, al contrario, di un’attività importante quanto le altre, ed è una cosa ben diversa dal restare immobili e non fare nulla.
Aspettare a volte è un obbligo (durissimo da accettare), a volte è una libera scelta: decidere di fermarsi per osservare cosa è andato bene e cosa no, per capire chi ci è rimasto vicino, cosa ci rende più felici (o meno tristi) è un lavoro impegnativo, ma vitale.
Perché non iniziare quindi a coltivare l’attesa, anzichè "ingannarla"?
Il presente è tutto quel che abbiamo e chiede voce così, facendosi spazio nei giorni in cui non abbiamo bisogno di riempire, ma di “fare” il vuoto.
Cerca di valorizzare i momenti in cui ti fermi e poni attenzione a come ti senti, in cui metti a confronto varie strade e possibilità per vivere meglio: grazie a questi gesti le tue energie rifioriscono lentamente, il tempo scorre e ritorna fluido, ritorna a essere tuo.
Tra tante difficoltà, forti emozioni ed energie spese hai bisogno di accomodarti e apprezzare questi cinque doni importanti:
· il silenzio: tu e i passi che stai compiendo meritate una pausa dalle voci e dai rumori di sempre.
· la noia: naturale percepirla mentre si impara ad aspettare, ma questa è una sana noia che scavalca l’apatia e genera le idee migliori.
· l’incertezza: non sai assolutamente cosa ti aspetta dietro l’angolo, questo pensiero ora ti spaventa ma arriverà il momento in cui smetterai di preoccupartene e la vedrai come un’opportunità.
· l’ispirazione: le nuove intuizioni sulla tua vita, sulle infinite possibilità che racchiude sono preziose e vanno condivise anche con le persone intorno a te.
· la speranza: senti finalmente che queste possibilità sono reali, non solo immaginate, e che le tue forze stanno tornando per sostenerti e aiutarti a capire come accoglierle.
Ora è il momento di attendere. Prenditi tutto il tempo che vuoi.